Per me la Nonviolenza �, prima di tutto, la proiezione sociale dell'amore per il prossimo.
Il giorno in cui si sceglie la Nonviolenza quale elemento portante della nostra vita, bisogna prima di tutto rendersi conto dell'abisso che intercorre tra il nostro modo di essere sin qui e ci� che dobbiamo essere da quel momento. Detto questo non bisogna scoraggiarsi. Gandhi, da ragazzo, aveva paura della propria ombra.
Non basta assolutamente averla accettata mentalmente. Occorre una fusione perfetta e coerente fra mente e volont�. L'attivista che per attuarla si attiene esclusivamente alle tecniche della Nonviolenza ed ai suoi risvolti sociali e politici, senza fare un personale percorso interiore di analisi prima, e di elaborazione poi, alla luce dei suoi valori, e degli esempi storici, rischia di restare alla superficie di quel mondo nuovo ed "altro" che la Nonviolenza comporta.
La Nonviolenza va vista come una presenza vivente che ti chiama, ti interroga, ti sfida, ti penetra nel profondo, e mette davanti agli occhi della tua coscienza ci� che veramente sei, ci� che veramente vuoi, e non ti nasconde alcuna delle difficolt� che andrai ad incontrare. E ti dice, a chiare note, che se vuoi raggiungere la meta, puoi farlo, anzi devi farlo, perch� hai a disposizione la forza e le ali della verit�.
� una signora esigente, una "magistra" invisibile che parla da una cattedra invisibile ma terribilmente attuale, ad una folla di gente smarrita che ha alle spalle il cratere vulcanico della violenza, e di fronte la montagna della pace, da scalare.
Tu sei tra quella folla. E senti che parla per te.
E a poco a poco la signora espone i valori, i principi, i modi, i tempi e gli strumenti che ti accompagneranno nella irenica avventura.
Arriva sempre, nella vita, il momento di fare una scelta fondamentale. A volte c'� il tempo di riflettere con calma e profondamente di fronte al bivio che separa la via della violenza e la via della Nonviolenza. A volte il tempo non c'�, ma la scelta va fatta ugualmente. C'� anche una terza via, quella dell'indifferenza, che percorrono coloro che amano solo se stessi, e non desiderano correre i rischi che le altre due scelte comportano.
Vediamo, per amore di chiarezza, cosa le due scelte fondamentali comportano.
Gli ostacoli vanno superati, ad ogni costo. Di fronte all'ambiente che, a motivo delle sue leggi economiche, di mercato, scientifiche, tecniche, il produttore, il magnate, il gruppo finanziario, il governo che non ha sensibilit� ecologica n� rispetto della vita del prossimo, opera indiscriminatamente. L'importante � produrre, vendere, dominare, egemonizzare la produzione, il mercato locale e internazionale, senza tener conto dei guasti irreparabili al terreno, all'aria, all'acqua, alla salute della gente: "Apr�s moi le d�luge".
Nei conflitti interni e internazionali, di fronte alle proteste, alle rivolte, alle rivendicazioni territoriali, alla richiesta di giustizia verso i pi� deboli, verso gli immigrati ... il forte usa il pugno di ferro, la repressione, il carcere, il confino, la morte civile ... la guerra. Il tutto usando mezzi sempre pi� potenti, di distruzione degli umani, delle strutture, del territorio, coinvolgendo senza piet� popolazioni civili inermi.
Il dopoguerra � una vasta opera decennale di ricostruzione, svolta a fatica dai figli dei caduti, delle vedove, dei morti nelle camere di tortura, nei campi di concentramento... Pronti, questi, a riprendere le armi contro il "nemico" di domani.
� una via che non vale la pena di intraprendere.
Il cammino della civilt� non pu� permettersi di ricominciare sempre da zero, con la barbarie psicologica del troglodita e la gelida superbia tecnica del generale moderno.
� l'ora di contemplare un percorso diverso.
Ripartiamo dalla coscienza, e da alcuni valori che � giusto coltivare e, se � possibile, realizzare. Diciamo: vita, armonia, collaborazione, giustia, rispetto.
Cosa ci impedisce, di fronte alla decisione di una autorit� X, di dire no, laddove seguire tale decisione comporti gravi danni all'ambiente e alle persone?
Perch� non osiamo dire no alla volont� del nostro governo di muovere guerra contro un altro stato?
Se non si tiene conto delle terribili conseguenze della guerra, anche per noi, se si cede alle magniloquenti parole della propaganda bellica, se non si cerca la verit� che � sottesa alla voglia di guerreggiare, se temiamo di esporci pericolosamente rifiutando il coinvolgimento nel progetto bellico, allora c'� da dubitare della nostra ragione, della civilt� raggiunta, del proclamato rispetto della vita.
Se invece abbiamo il coraggio di ponderare su tutti i pro e i contro della pace e della guerra, e sul nostro dovere di persone civili di preservare la vita di ogni essere vivente, con ogni mezzo possibile, e decidiamo consapevolmente di rischiare personalmente pur di impedire danni a questo punto epocali, allora abbiamo finalmente imboccato la via della Nonviolenza. Ma forse siamo ancora al primo miglio di essa. Il resto del cammino lo valuteremo nella prossima sessione.
3) Quanto alla non-scelta dell'indifferente, che si ritira in se stesso, e lascia che il mondo viva o muoia lontano da lui, o lei, vi risparmiamo ogni commento.
Per passare dall�Utopia alla Realizzazione - totale o parziale - della Pace, che fare ? Per lottare efficacemente e consapevolmente contro la violenza, o contro un avversario violento e possente, bisogna tener conto delle sue ragioni, dell�educazione, dei principi, valori, non valori, mezzi, metodi ed altro per cui agisce in un dato modo.
E poich� alcune caratteristiche dell�avversario violento sono anche dentro di noi, dobbiamo, se ne abbiamo il tempo e la volont�, porci psicologicamente come sul divano dello psico-analista e analizzare in primis :
le Radici della Violenza:
E in coscienza non possiamo affermare che, in una o pi� delle suddette condizioni noi, personalmente, non abbiamo adottato una forma o l�altra di violenza.
Ma l�idea e il messaggio umanitario e sociale della Nonviolenza, e l�esempio di Ges�, di Gandhi, di Martin Luther King, ci ha ad un certo momento affascinati, e l�abbiamo intellettualmente almeno abbracciata.
Ed a questo punto, se non teniamo conto delle difficolt� da un lato, e delle grandi potenzialit� della Nonviolenza dall�altra, per mettere in pratica queste, siamo e restiamo soltanto dei dicitori, non dei facitori.
Per brevit�, tracciamo un breve elenco delle Risposte della Nonviolenza:
Siccome, in generale, chi non conosce direttamente la Nonviolenza, tende a sottovalutare lo Spirito di Pace di chi la sceglie, e pensa che lui o lei abbia rinunciato per paura o debolezza ad usare la forza, e il coraggio, che, sempre in generale, si crede necessario opporre al "nemico", vediamo di fare chiarezza tra Forza, Violenza e Nemico:
La forza, di per s�, � un elemento neutro, e non avendo ovviamente una personalit�, n� una volont� propria, dipende da chi la usa e da come la usa.
E, a questo punto, usare la forza per una attivit� normale, lecita, come il lavoro, o lo sport, non crea problemi.
I guai sorgono quando la forza, che � come un oggetto, viene usata per fare violenza a qualcuno, a un gruppo sociale, ad un popolo.
Allora la forza diviene in un certo senso la mano longa dell'intento violento, quasi una complice involontaria.
La violenza ha la capacit� di fare del male, di aggredire anche senza l'uso della forza, e questo � un motivo ulteriore per non confondere forza e violenza.
Ogni valutazione va fatta, insomma, tenendo ben presente il grado di responsabilit� di tutto e di tutti.
Il nonviolento non rinuncia alla lotta violenta perch� teme di battersi, ma perch� vuole liberare la lotta dalla violenza, cos� da fare della lotta uno strumento di crescita e di ricerca della verit�, della giustizia e della libert� senza portare dolore e distruzione, come accade a tutto ci� che passa per la violenza.
Il nonviolento non rinuncia alla lotta quindi, ma si adopera a separare i due elementi-momenti di forza e violenza, tenendoli ciascuno al proprio posto, accuratamente.
Usando la forza in modo serio, consapevole, responsabile, costruttivo, il nonviolento lascia agli esseri umani il piacere di usufruire della forza, laddove e quando essa serva quale strumento positivo, riconoscendo in essa un dono della natura, degno di essere, non di scomparire.
Ma anche qui, come in tutti gli aspetti della Nonviolenza, la forza, essendo uno strumento, per quanto prezioso, deve venire usato senza esaltazione.
Ogni strumento deve servire per raggiungere un fine.
� quindi il fine che va tenuto costantemente in vista, nella considerazione che merita.
E il fine che il nonviolento si prefigge, a sua volta, non va raggiunto con qualsiasi mezzo, bens� con i mezzi che gli sono omogenei. I mezzi a disposizione del nonviolento, nella occasione di una lotta per ottenere giustizia, o altro obiettivo degno di una lotta, sono molteplici.
Devono per� avere radici nel profondo della coscienza di chi si accinge alla lotta.
Ad esempio, il rispetto.
Questo elemento, che ovviamente fa parte del bagaglio culturale del nonviolento (usiamo il termine ben sapendo che nessuno lo � perfettamente, ma aspira e tende ad esserlo), non � fondato semplicemente sul vecchio adagio "rispetta per essere rispettato", ma parte dalla profonda convinzione
Se il principio di rispettare non � una formalit�, bens� � una esigenza dell�anima, finalizzata a "trarre dall'Altro il meglio di s�", corrisponde esattamente ad un principio quacchero, quello di "trarre dall�altro l�Eterno che � in lui".
Come il dantesco "a nullo amato amor perdona", cos� questo atteggiamento non pu� non trovare una risposta positiva nell'Altro.
� difficile resistere ad una mano tesa.
E infine : l'Altro non � il nemico.
� diverso, certo.
� educato alla violenza, forse . . .
Ma � un essere umano.
Sta a te fargli scoprire la sua umanit�, se qualcuno gliel'ha tolta.
Il "nemico", per il nonviolento, non deve esistere.
Gandhi, ad un Lord inglese che gli disse: "Cristo ci ha insegnato : "ama i tuoi nemici", rispose: "io non ho nemici".
Ed io, ho dei "nemici" ?
Davide Melodia - Verbania, Natale 2002
Nota :
La sudetta conversazione fu riferita dal Brockway durante un convegno in suo onore al Bhavan Auditorium di Bombay nel dicembre 1985, � pochi giorni prima della XVIII Triennale della War Resisters International a Vedchi, India, dic. 1985-genn. 1986.
Si era svolta a Londra in un alberghetto, al tempo della Seconda Tavola Rotonda per l'Indipendenza dell'India.