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25    SILENZIO E LIBERTÀ

(2 Cor. 3.17 )

"Il Signore è spirito, e dove c'è lo spirito del Signore c'è libertà". Tralasciando ora ogni aspetto sociale del problema libertà, e concentrandoci sul momento del culto, non v'è dubbio che qualsiasi forma di culto svolta nel Suo nome e in buona fede offra una fruizione minima o massima di tale Spirito di libertà.

E a noi, che prediligiamo la forma quacchera di Culto Silenzioso pare che minore sia la presenza nel culto di formule ripetitive - anche quelle sacrosante del Padre Nostro e del Credo Apostolico - tanto maggiore è il godimento di tale libertà.

Una volta provato, in modo quasi tangibile, il senso della presenza di Dio nel culto, il conforto della Sua mano invisibile che viene a coprire il nostro peccato, è buona cosa sprofondarsi in esso senza essere distratti da alcun elemento diverso dalla concentrazione meditativa.

Per questo nel Culto Silenzioso nessuno parla ad alta voce prima di dieci, quindici minuti di raccoglimento generale, e quando lo fà si deve sentire spinto "liberamente" a dire qualcosa di veramente sentito, brevemente e in tono alquanto sommesso, per non distrarre chi abbia pensieri rivolti in altra direzione.

Ma accade, per opera dello Spirito, che si verifichi un concorso di pensieri concomitanti o paralleli, che trovano riscontro in uno o altro intervento (chiamato ministero - servizio), e accade anche il confluire naturale dei pensieri di molti verso una direzione spirituale indicata in uno di tali interventi.

Tutto ciò non ha nulla a che vedere con l'orientamento necessariamente unidirezionale del sermone di un predicatore, che deve aver scelto un argomento, e richiede che tutta l'assemblea si concentri su esso. Cosa ottima in sé, in molti casi, e sicuramente preziosa negli studi biblici - che anche i Quaccheri svolgono durante la settimana, quando e dove ce ne sia il modo.

C'è anche nel Culto Silenzioso qualche rischio e qualche vincolo. Chi ha voglia di predicare deve lasciarla fuori dalla porta.

Chi è troppo agitato e non riesce a trovare pace neanche nel silenzio del culto, starà a disagio in tutto quel lungo raccoglimento e può preferire andarsene.

C'è chi, pur essendo relativamente quieto, non riesce assolutamente a partecipare spiritualmente e non è coinvolto da alcun intervento, ma un Quacchero di lunga esperienza non getta via neanche un culto così: ringrazia Dio di avervi partecipato in qualche modo, e non avere sprecato il tempo altrove.

Iddio sicuramente accetta anche il lamento di chi non riesce ad offrirgli un culto sentito.

E poi v'è la libertà di tacere, e nella sicura uguaglianza di tutti, anche il più taciturno dei presenti trova con piacere e sorpresa il coraggio di fare un intervento. È anche questa una forma di libertà dalla paura.

(Verbania 28.8.1991)

« Abbiamo riflettuto sul diffuso sfruttamento dei popoli economicamente sottosviluppati, e di quei lavoratori industriali e non, che sono pure sfruttati e gravati di pesanti oneri. Dobbiamo perciò operare per ottenere una più grande misura di libertà nella vita politica ed economica. Questo perché tutto ciò è al cuore del messaggio cristiano, e perchè abbiamo constatato che la pace poggia su un supporto precario finché vi saranno povertà non alleviata e sudditanza. Oppressione, povertà, ingiustizia e guerra sono strettamente alleate. »

(Christian Faith & Practice: cap XIV )


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